martedì 14 agosto 2012


PERSONAGGI DI UN ALTRO SECOLO – 14
 
La discussione di quella sera di fine secolo fu ricordata a lungo perché, per la prima volta, non finì con un litigio fra Libero e Guido detto Bartali. I due contendenti rimasero su opinioni contrastanti, ma almeno si confrontarono come se fossero due gentlemen inglesi al circolo del golf e non in un bar della collina comasca frequentato da avvinazzati e perditempo. Gli appassionati di diverbi ed insulti rimasero delusi, però l’argomento dello scambio di vedute non era proprio adatto alle urla. Si parlava, infatti, della recente morte di Roberto, della sua smisurata sofferenza. Guido sottolineava il continuo aumento delle dosi di morfina per attenuare il dolore. I medici non avevano più speranze di salvarlo, cercavano solo di alleggerirgli i patimenti. La lunga malattia di Roberto servì a Guido per esprimere con passione che “l’unica cosa certa è la morte: speriamo almeno che giunga il più tardi possibile, in modo rapido ed indolore. Tutto il contrario di quello che è capitato al povero Roberto, per intenderci. Ma vi ricordate Ciccillo, quel terruncello silenzioso? E’ stramazzato proprio qui, morto ancor prima di picchiare sul pavimento. E senza nessun sintomo premonitore, aveva appena finito di giocare a carte, per la verità aveva perso in malo modo, il suo socio storico, il Piffaretti, lo aveva insultato bonariamente. Però l’infarto, anche se fulminante, dicono che sia doloroso, allora meglio ancora la fine fatta dal Dino, rammentate? Stava andando a Milano c’è stato un salto di corsia e si è trovato con un’auto sopra la sua e la testa staccata di netto, morte più istantanea di così non si poteva proprio pretendere”. A sentire queste parole, Pompeo si alzò dal suo tavolo, dove stava sorseggiando un aperitivo, e uscì velocemente dal locale; argomento troppo scomodo per un tremebondo come lui. Mentre usciva pensava che quel giorno il karma non gli era per nulla favorevole, e poi, tutti quei pianeti disposti disastrosamente, un cattivo quadro astrale, avrebbe fatto meglio a rimanere a casa. Invece Libero disse “Guido, non ci crederai, ma fino a qualche giorno fa ti avrei dato sicuramente ragione. Oggi no, la penso diversamente: ho cambiato opinione grazie agli scritti del mio nuovo filosofo di riferimento. E’ un tedesco, fortissimo in teologia, anzi, lui voleva ritirarsi nella sua amata Baviera per approfondire gli studi teologici, ma non gli è stato possibile perché il suo principale gli ha assegnato un incarico di grande responsabilità. E non poteva rifiutare un simile impegno.”.
Urca” interloquì Guido “e chi sarebbe questo fenomeno?”
Il Cardinale di Santa Romana Chiesa Joseph Ratzinger” rispose Libero.
Guido, fissandolo con uno sguardo che esprimeva tutto il suo stupore, disse: “La tua estrosità è senza limiti, un cardinale come filosofo di riferimento, addirittura. L’ho già sentito questo Ratzinger, è il capo dell’Inquisizione, mi sembra di aver letto da qualche parte che affermava l’esistenza del diavolo. Permettimi di dubitare di uno così”
Caro Bartali” lo interruppe, ma con garbo, Libero, “innanzi tutto Ratzinger è il Prefetto della sacra congregazione per la dottrina della fede, congregazione che fino agli anni sessanta era detta Inquisizione. E’ il custode dell’integrità della fede cattolica. Poi, dovresti concordare con me che la vera difficoltà è credere in Dio e, per noi cristiani, essere convinti che Dio si è fatto uomo ed è morto in croce per noi. Questa è la vera enormità, al confronto la presenza del demonio è una quisquilia. Invece sono sicuro che al cardinale Ratzinger non sarà mai perdonato questa frase: il marxismo, non la speranza ma la vergogna del nostro tempo; è per questo severo giudizio che è attaccato, altro che il diavolo. Però, come sempre mi succede con te, stiamo divagando, io volevo confutare la tua affermazione sulla morte che ci colga senza preavviso. Devi sapere che sto leggendo “Il rapporto sulla fede”, l’intervista rilasciata dal cardinale Ratzinger a Vittorio Messori. Il libro è stato pubblicato nell’anno 1985, ma io lo sto divorando, con colpevole ritardo, solo ora. Un concetto mi ha talmente colpito da doverlo imparare a memoria. Dice Ratzinger che la morte è stata circondata dal silenzio, dalla paura o dal tentativo di banalizzarla. Per secoli la Chiesa ci ha insegnato a pregare perché la morte non ci sorprenda all’improvviso, dandoci tempo per prepararci; ora è proprio la morte improvvisa che viene considerata una grazia. Ma non accettare la morte significa non accettare e non rispettare neppure la vita. Questo dice il cardinale e questo ora io penso: che la morte arrivi, il più tardi possibile, spero, ma non fulminea affinché io mi possa preparare degnamente.”.
Guido guardò Libero senza profferire parole: atteggiamento molto strano perché, di solito, nell’accaloramento della discussione rispondeva lestamente, in lui lo spirito polemico sovrastava sempre il ragionamento. Infine, disse: ”no, Libero, non mi convinci. Innanzi tutto non vedo quale collegamento ci sia fra l’accettare la morte e il rispetto della vita e poi, soprattutto, un simile pensiero può essere espresso solo da chi crede nella vita eterna. Per me la morte è la fine di tutto, dopo c’è solo il nulla. Gradirei entrare nel nulla senza accorgermi del passaggio.”.
Con calma Libera affermò che “è vero, credere nell’Aldilà aiuta nel non temere la morte, dopo tutto è un passo obbligato, l’ultimo, prima della risurrezione. Però anche gli antichi romani, prima dell’avvento di Cristo, pensavano che una bella morte fosse una degna conclusione della vita. La banalizzazione del decesso è tipica dell’epoca attuale, nella quale, almeno nelle nostre terre, si è raggiunto un notevole benessere. Con il benessere, e la mancanza delle epidemie e delle guerre del passato, si è modificata la percezione dell’esistenza, la morte non incombe sulle nostre teste, anche se a volte compare all’improvviso ad inquietare chi resta, considera, per esempio, gli incidenti stradali. Ritengo che Ratzinger voglia intendere questo quando parla di banalizzazione, di silenzio e paura. Mentre manca quello che serve realmente, la preparazione all’inevitabile trapasso”.
Ancora con questo cardinale”, ribatté Guido, “non mi sarei mai aspettato che tu dipendessi così tanto dai preti. Ma dove è finito l’ateo oltranzista che conoscevo? Quel Libero che considerava la religione un prodotto buono per le vecchiette? Appunto, gli anziani, non è che invecchiando ti sei rincitrullito un po’ e, temendo in cuor tuo che ci possa essere un Aldilà, metti le mani avanti, non si sa mai? Potrei citarti tanti esempi di uomini con un passato da miscredenti diventati, sul finire delle loro esistenze, degli incalliti baciapile. E’ anche il tuo caso?”.
Libero sorrise mentre rispose “sicuramente sono un candidato alla demenza senile, però ti posso assicurare che il mio riavvicinamento alla fede non dipende dall’età, o dalla paura. Ero ancora relativamente giovane quando, leggendo Dostoevskji, mi sono posto il problema dell’esistenza di Dio. Quella frase, senza Dio tutto è permesso, mi sconvolse l’esistenza. No, non scherzo, mi ha sconvolto davvero. Come tu ben ricordi ero un ateo convinto dalle idee di Marx nelle quali vedevo la possibilità di poter realizzare il paradiso in terra” e qui Guido lo interruppe con la frase “certo che lo rammento, ti consideravi, dopo Marx e Lenin, il terzo marxista del mondo, la modestia non ti è mai mancata”. Sorrise ancora Libero, “sì, è tutto vero, non rinnego nulla di quanto ho fatto in quegli anni, ma provo orrore di quel che pensavo allora. Quando, studiando la storia, senza i paraocchi del marxismo, mi resi conto dei terribili danni provocati dal comunismo e, soprattutto, compresi il forte legame fra le due ideologie del novecento, comunismo e nazismo, l’essere entrambe deicide, capii nella loro essenza le parole di Dostoevskji. Il successivo passo è stato intendere che Dio non è disgiunto dalla sua Chiesa, e di questo devo ringraziare Ratzinger: concetti come quello della continuità apostolica che unisce Gesù Cristo al suo Vicario a Roma e, attraverso il Papa, a tutta la Chiesa Cattolica, mi sono finalmente chiari. E ora, solo ora, posso pregare con la sicurezza di essere penetrato nel significato profondo: credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili. Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica e aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.”
Vi assicuro che di cose strane ne succedono in collina, non meravigliatevi se un personaggio come Libero declama con la sua voce stentorea la bimillenaria professione di fede cattolica in un bar davanti ad una platea d’avventori nella quale non mancano gli incalliti bestemmiatori. Nessuno osò commentare le parole di Libero e non perché queste fossero condivise ma perché tutti comprendevano l’estrema convinzione con la quale erano state dette.
Infine, il solito Guido detto Bartali ruppe il silenzio: dopo aver scosso con lentezza la testa proferì  “ma qui nessuno vuole parlare di calcio? O di donne? Vanno bene anche le donne”.
31/10/2007

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