mercoledì 7 dicembre 2011

SPORTIVI -1-
Due volte la settimana, da ottobre a giugno, ci troviamo nella palestra del Liceo Scientifico Terragni di Olgiate Comasco per giocare a badminton. Al novantanove per cento degli italiani che non sanno cosa sia il badminton spiego che si tratta semplicemente del volano, quell’attrezzo fatto con sughero e piume che ha allietato i giochi di molti bambini negli anni sessanta. Le regole sono una via di mezzo fra la pallavolo ed il tennis (ci sono le racchette ma la rete non tocca il pavimento) si può giocare singolarmente o in coppia. E’ uno sport veloce e divertente e, non essendoci il contatto fisico con l’avversario, si può praticare a qualsiasi età; infatti, l’età media di noi quattro gatti viaggia pericolosamente verso la cinquantina. Nonostante ciò la voglia di vincere è enorme, l’agonismo è sfrenato, a momenti non ci riscaldiamo tanto è l’ardore della competizione. Pur di primeggiare gettiamo il cuore oltre l’ostacolo; questo non significa che siamo disposti a commettere slealtà, nessuno di noi direbbe, per fare un punto, che il volano ha toccato terra oltre la linea se non fosse vero. E così anche questa sera di febbraio ci vede correre per due ore, colpire con violenza il volano o accarezzarlo delicatamente con la racchetta. Sto giocando contro il Geriatric Team (Roberto e Franco, entrambi classe 1943) e mentre sudo penso che quei due quando giocano assieme moltiplicano le forze. Intanto il mio compagno, Enrico detto l’incredibile Hulk per la potenza della schiacciata, sta urlando perché ha sbagliato un colpo facile: niente paura li stracciamo quei due vecchiacci. Nel campo vicino Gilberto ed Ivano si sfidano in un singolo massacrante. Gilberto era mio compagno di liceo, posso affermare che con lui ho passato il tempo a giocare, quando eravamo studenti pallone e tennis ed ora il badminton che mi ha fatto conoscere sei anni fa; Ivano si impegna allo spasimo nonostante oggi  abbia donato quasi mezzo litro di sangue. Nulla ci può fermare, neanche il fatto che stanno cambiando le piastrelle del corridoio e un sottile strato di sabbia ha invaso il campo da gioco costringendoci a respirare più polvere sottile qui che nel centro di Como. Nella palestra si pensa esclusivamente a vincere e, mentre i muscoli e le articolazioni scricchiolano ed il cervello cerca con fatica di coordinare tutto, ottengo due scopi: libero il fanciullo che c’è in me ed escludo dai miei pensieri, per un tempo breve ma sufficiente, le cicatrici della vita.
21/02/2002

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